Cos’è esattamente la felicità è una questione che fa arrovellare da lungo tempo il genere umano e non solo filosofi e psicologi. Spesso le risposte che ci diamo riguardano i fattori che influenzano la felicità ma la domanda vera che ci dobbiamo fare è “che cos’è la felicità in se stessa” poiché i modi in cui la definiamo influenzano direttamente cosa facciamo per ottenerla.
Paul Dolan, dopo anni di ricerche sul tema della felicità, la definisce un’esperienza bilanciata di piacere e obiettivi. Per essere davvero felici bisogna sperimentare entrambi, magari in tempi e gradi differenti, ma entrambi. Questo è il principio che Dolan chiama PPP (Principle of Pleasure and Purpose).
Di solito mettiamo molta più attenzione su cosa potrebbe o dovrebbe renderci felici piuttosto che su cosa effettivamente già ci rende tali. Dobbiamo focalizzare la nostra attenzione su ciò che accade nel “qui ed ora”, sulle emozioni che proviamo giorno per giorno. Le ricerche ci dicono che la differenza tra le persone che si considerano felici e quelle che si considerano infelici non è data da quello che loro è capitato nella vita ma da dove essi pongono la loro attenzione. Le persone più felici si focalizzano su quanto di bello hanno nel loro presente e nella loro vita.
Spesso commettiamo l’errore di pensare che la felicità sia il risultato ma quello che realmente conta è la frequenza e l’intensità delle nostre emozioni durante il percorso, l’equilibrio tra provare piacere e voler raggiungere un obiettivo e le loro differenti combinazioni durante le nostre giornate e lungo l’intero arco della nostra vita.
Provare piacere e avere degli scopi sono entrambe condizioni piacevoli. Provate a immaginarveli come se fossero una birra e una pizza. Se inizio dalla birra, il primo bicchiere sarà molto piacevole ma dopo il terzo probabilmente avrò più voglia di magiare una fetta di pizza che di bere il quarto bicchiere di birra e lo stesso si può immaginare se dovessi iniziare con le fette di pizza.