Perché i cervi hanno le corna?

Articolo di Maria Maddalena Ferrari e Michele Perillo

 

In molte specie, compresa la nostra, la scelta del partner è determinata dalle propensioni delle femmine.

la selezione sessuale femminile tende ad individuare i maschi a maggior valore riproduttivo e le preferenze vanno innanzitutto per il più forte, vincitore dei confronti coi concorrenti, al leader autorevole, al possidente: sarà probabilmente buon genitore per la prole, alla quale trasmetterebbe un buon corredo genetico e a cui potrebbe garantire protezione, assistenza e, in molte comunità, i vantaggi del rango. 

Analizzando i canoni che orientano questa sorta di  “bellezza economica” Amotz Zahavi, biologo evoluzionista israeliano, ha enunciato nel 1975 un principio evolutivo che vede prescelti per la riproduzione i maschi portatori di caratteristiche onerose e svantaggiose, perché si dimostrano in possesso di un surplus di risorse metaboliche oltre a quelle necessarie per la sopravvivenza: accade per esempio con le corna dei cervi,  tanto dispendiose da far ricrescere, ogni anno più pesanti e ingombranti e inutili ai fini della difesa dai predatori (tant’è che le femmine ne fanno a meno), ma che risultano tanto più seducenti quanto più sono grandi e maestose. Lo stesso vale per i vistosi colori che molti uccelli maschi esibiscono nel corteggiamento, che assorbono ingenti risorse metaboliche e vanno a scapito della protettiva mimetizzazione, o che riducono l’agilità di movimenti, come fa la sontuosa, ipertrofica coda del pavone. 

Nell’uomo, un ruolo analogo è svolto dallo sfarzo materiale e perfino dallo sfoggio di rischi superflui deliberatamente assunti. Secondo Zahavi, infatti, rientra nella logica del principio dell’handicap anche la pratica degli sport estremi, in quanto plateale esibizione di “sovrabbondanza” di risorse e capacità rispetto a quelle strettamente necessarie per la sopravvivenza.

Si spiegherebbe così come mai un uomo famoso, socialmente vincente e visibilmente facoltoso (con auto di grossa cilindrata, abiti firmati e una villa prestigiosa, ecc.) esercita, oltre che per le sue eventuali doti estetiche e di carattere, un certo fascino aggiuntivo presso il gentil sesso, specialmente se si dimostra disposto a condividere il suo surplus elargendo costosi regali, meglio se superflui come i gioielli. Ammettiamolo, questo resta vero anche dopo millenni di “civilizzazione”, se ancora nel 1953 Jane Russell e Marilyn Monroe potevano cantare Diamonds are the girls best friends

Sarebbe però ingiusto attribuire soltanto a freddo calcolo d’interesse razionale questi comportamenti che sono evolutivamente fissati nella nostra specie e che si esprimono spesso inconsciamente, rimodulati dalle culture e dall’educazione, in scelte di “buon senso” ma anche in un’istintiva attrazione che può generare quelle sincere, involontarie, deliziose emozioni che chiamiamo amore.

 

 1 I diamanti sono i migliori amici delle ragazze, nel film “Gli uomini preferiscono le bionde”, regia di Howard Hawks, 1953.

 

foto di David Rupert da unsplash.com