Fermati un attimo…Respira!

Articolo di Maria Maddalena Ferrari e Michele Perillo

 

E’ ancora vivo: respira. Rendere l’ultimo respiro o rendere l’anima a Dio sono lo stesso modo di esprimere il decesso di una persona: spirito, anima e respiro hanno infatti in molte lingue radici comuni o sono spesso sinonimi. Si tratta della prova regina, è il respiro che dà la vita al nostro corpo, rifornendolo dell’indispensabile di ossigeno e regolandone la quantità man mano disponibile. Questo influenza ogni aspetto della fisiologia, comprese le funzioni del nostro cervello legate alle emozioni, che a loro volta modificano i ritmi di respirazione.

Per esempio, restiamo senza fiato dopo uno sforzo prolungato per effetto della carenza d’ossigeno, ma anche per improvvisa paura o davanti a un’inattesa meraviglia “mozzafiato”, oppure quando restiamo in apnea percorrendo d’un sol fiato 100 m di corsa, come fanno gli atleti in gara, o smettiamo involontariamente di respirare quando esercizi impegnativi assorbono totalmente la nostra attenzione.

Ansimare ha un effetto negativo, producendo tensione, mentre all’opposto respirare lentamente e perfino stare vicino a chi respira regolarmente riduce l’ansia e induce a pensieri positivi, proprio come atteggiare volontariamente il volto al sorriso aiuta a smorzare l’irritazione, finché un respiro di sollievo segnala che si può ricominciare a respirare normalmente. Utilizzando questi meccanismi di retroazione, il dr. Schulz aveva elaborato il metodo di rilassamento chiamato training autogeno, i cui principi sono oggi ripresi da varie tecniche di meditazione e ricerca della consapevolezza di sé e del proprio corpo (mindfulness). Analogamente a diversi riti yoga, danno tutte grande importanza al controllo del respiro, regolandone la cadenza, solitamente prolungando la fase di inspirazione e inserendo pause di apnea. L’impiego del biofeedback è più preciso e conferisce obiettività e autorevolezza alla procedura, che deve la sua credibilità anche al prestigio delle attrezzature elettroniche e dei dati numerici. In effetti, perfino il semplice badare a come si respira rallenta il ritmo e agisce sul sistema simpatico (specie sul nervo vago), ma anche sul cervello e lo rende meno sensibile all’ansia. Esercizi di controllo del respiro, meglio se col naso, possono quindi agire come ansiolitico in molte situazioni, in vista di prove percepite come angosciose o impegnative, quali i discorsi in pubblico o gli esami, e possono ottenere effetti benefici anche contro l’insonnia. Camminare con passo costante porta a respirazione regolare e lenta, agevolata dalla posizione eretta, e quindi agisce come antistress, anche con l’aiuto delle endorfine prodotte dal movimento dei muscoli. Come confermano i risultati positivi dell’Outdoor/Natural Therapy, il procedimento è più efficace se si passeggia in compagnia di persone serene, il cui respiro regolare stimola l’imitazione e la sincronizzazione, camminando all’aperto, immersi in un ambiente naturale, cioè simile a quello nel quale la nostra specie si è evoluta e dove si sente quindi “istintivamente” a suo agio.  

 

foto di Fineas Anton unsplash.com