Il nostro cervello ricava i dati sulla realtà che ci circonda attraverso quanto gli organi di senso. Anche suoni e odori e ciò che tocchiamo ci influenzano, ma è soprattutto da quello che vediamo che ricaviamo informazioni per interagire con l’ambiente.
Noi siamo animali prevalentemente visivi e i panorami naturali condizionano anche il nostro benessere. Infatti poiché ci rappresentano l’ambiente in cui la nostra specie ha avuto origine e si è evoluta, adattandosi per sentirvisi sempre più a suo agio. La vista su una “finestra sulla natura” ci risulta perciò gradevole e ci aiuta in vari contesti, dagli ospedali alle scuole ai posti di lavoro, nel ridurre i livelli di stress e di aggressività e nell’agevolare la produttività e perfino l’apprendimento. Qualcuno ha rilevato che esiste addirittura una correlazione anche tra quantità di “verde” nelle città e tasso di criminalità.
Nel suo aspetto apparentemente caotico, la natura è costellata di frattali. Un frattale è un oggetto che si ripete nella stessa forma su scale diverse ed è sempre uguale a sé stesso. Basta conoscerne l’aspetto ad una scala e le dimensioni successive non suscitano sorpresa e non richiedono ulteriore spesa di attenzione. Il nostro sistema visivo comprende e riconosce i frattali e consente al cervello di reagirvi positivamente, trovandoli eleganti: uno dei requisiti della bellezza secondo i canoni umani risiederebbe nella parsimonia dello sforzo necessario per comprenderla cioè, come dicono in neurofisiologi, nella brevità e agevolezza dei percorsi dei collegamenti tra i neuroni che vengono attivati.[1] Sarebbe lo stesso motivo per cui definiamo elegante un’equazione o una dimostrazione matematica che richiede pochi passaggi[2]. Ci piace e istintivamente consideriamo bello un panorama colorato, prevalentemente di verde perché ricco di forme vegetali (potenzialmente utili a scopi alimentari o diversi) che hanno frequentemente struttura frattale, elegante nelle sue ricorrenze tranquillizzanti (che ormai grazie al matematico Mandelbrot sappiamo riprodurre con la grafica elettronica in modo suggestivo ed esteticamente apprezzabile).
Alcune ricerche hanno rivelato che le persone rispondono fisiologicamente alla vista dei frattali che troviamo in natura e i risultati indicano una riduzione dei livelli di stress, l’attivazione di parti del cervello preposte alla memoria a lungo termine e alla regolazione emotiva.
Riproporre artificialmente immagini naturali ha sicuramente un effetto migliore che guardare un muro bianco o pur adeguatamente colorato e decorato,[3] ma vedere la natura “dal vivo” ci stimola di più (“l’ho visto coi miei occhi!”) e produce certamente effetti migliori sul nostro benessere. Così hanno dimostrato recenti studi giapponesi, analizzando le onde cerebrali durante passeggiate in ambiente urbano o in natura e indagando attraverso di esse gli stati emotivi, il recupero e il pensiero attivo.
Ma quanto dobbiamo restare in natura per avere dei risultati? Minimo 5 ore al mese, dicono le più recenti ricerche, meglio se durante passeggiate nei boschi dove profumi e suoni accarezzano anche altri nostri sensi. è tempo di Outdoor Therapy®.
[1]CHANGEUX, Jean-Pierre, Neuroscienze della bellezza, Carocci, Milano, 2018.
[2] DIRAC, Paul A.M., La bellezza come metodo, Cortina, Milano, 2019.
[3] Per approfondire: “Linee guida per l’umanizzazione degli spazi di cura” redatte da Gabriella Peretti e Romano Del Nord, pubblicate dal Ministero della Salute nel 2013.