Tutte le culture umane hanno adottato e praticano qualche forma di commiato ai consimili morti e varie forme di culto tendono a rinviare e prolungare l’addio, nella convinzione di mantenere qualche forma di contatto con il defunto o addirittura nella speranza di poterlo ritrovare vivo in un’altra dimensione.
Anche molti animali, come i delfini e le scimmie, ma non solo loro (“anche gli elefanti piangono”, scrive l’etologo Wan de Waals), mantengono il contatto col conspecifico ferito, malato o morto, difendendolo dai predatori, tentando di nutrirlo e stimolandolo ad una, anche quando impossibile, ripresa. Anche per loro, si tratta di comportamenti consolidati con l’evoluzione, grazie al loro valore protettivo, poiché qualche individuo svantaggiato può riuscire ugualmente a salvarsi con l’aiuto dei congiunti e i predatori vengono dissuasi dall’uso di predare queste scomode specie sociali.